1570 maggio 30, Venezia, Rialto
Alvise Pisani, cardinale di Padova, malato, ma sano di mente, raccomandando anzitutto la sua anima a Dio, dispone la redazione del proprio testamento, di cui nomina commissari ed esecutori i cognati Niccolò Malipiero, Vincenzo Morosini, Vincenzo da Molin, Girolamo e Stefano Querini fratelli, ed Alvise Giustiniani del fu Bernardo. Dispone di saldare i debiti di seicento ducati circa, di mille e trenta e di trecento, rispettivamente nei confronti del maestro di casa per le spese da lui sostenute, del suddetto cognato Girolamo e del cardinale Corner; di pagare ai familiari, ai servitori e al vescovo di Concordia il residuo di quanto sono rimasti creditori e di dare seguito al legato del defunto fratello Andrea, distribuendo ai poveri duecento ducati; in particolare lascia ad Andrea Calandro suo familiare cento ducati una tantum; ai camerieri Ruggero e Roberto cinquanta ducati ciascuno; ai frati della Madonna delle Grazie di Venezia trenta ducati e una veste ad ornamento della <statua> della Vergine ed altrettanti ducati alla chiesa di San Fantin e una veste per la Madonna di raso giallo e bianco; alla Madonna di Loreto cento ducati e una veste per la <statua> della Vergine; a Iomo trecento ducati, di cui potrà disporre però soltanto dall’età di venticinque anni; a Giovanni Ioseph «ch’era ebreo» oltre al denaro di cui è creditore altri dieci ducati; ordina che i cognati Malipiero e Querini siano liberi e affrancati da ogni obbligo circa i livelli da lui contratti con diversi; stabilisce inoltre che i beni lasciatigli del defunto fratello Andrea vadano a Benedetta, figlia di quest’ultimo, eccetto le entrate dell’ultimo anno da distribuire invece ai suoi eredi; tutti i suoi beni mobili ed immobili saranno appannaggio del figlio che aspetta da Eleonora Polani se sarà maschio, da cui si dovrà detrarre le somme di dodicimila ducati per la dote di Cecilia, figlia sua e di detta Eleonora, alla quale lascia altri tremila e cinquecento ducati cui vanno aggiunti un filo di perle, un «cadenon» d’oro ed una «franzeta zoielada da testa»; se Eleonora dovessa partorire una femmina, anche quest’ultima avrà una dote di dodicimila ducati; al già nominato Roberto che dovrà prendersi cura di Cecilia lascia ancora altri venti ducati all’anno; quanto rimane di residuo dovrà essere egualmente diviso fra le sue sorelle, così pure stabilisce che il castello di Formello, per lui acquistato dal cardinale <Francesco Pisani> suo zio, possa essere da quest’ultimo utilizzato, sua vita natural durante, tornando a fare parte dell’intera eredità dopo la morte del cardinale stesso; al commissario Alvise Giustiniani, sopra nominato, lascia i «fornimenti di corame d'oro» che sono nelle sue due stanze; trecento ducati siano divisi tra gli ospedali degli Incurabili, dei Santi Giovanni e Paolo e dei Catecumeni; circa la sepoltura ed il funerale vuole che il suo corpo sia deposto nella chiesa della Madonna delle Grazie in una delle cappelle presso l’altare grande, in piano o in alto; infine dispone il lascito di cinque scudi d’oro al mese al maestro di casa, di venti scudi al notaio, della suppellettile ad Alvise Giustiniani, che avrà anche le chiavi degli «scrigni e delle scritture», di trenta ducati al sottocameriere Giovanni, venti al guardarobiere Antonio Maria ed infine cinquanta a Geronimo Grosso che deve essere saldato anche dei suoi crediti.
Originale [A], Archivio di Stato di Venezia, Notarile, Testamenti, not. Vettore Maffei, b. 657, fasc. 80 (non cartulato).
Le sottoscrizioni sono autografe.
Trascrizione parziale: G. Liberali, L’aspettativa dei vescovi eletti e l'amministrazione perpetua dello zio card. Francesco Pisani, 1527-1570, Treviso, Editrice Trevigiana, 1971, pp. 188-190.
testo originale
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Anno ab incarnatione domini nostri Iesu Christi 1570 indictione .XIII., | die vero martis .XXX. mensis maii, R(ivoal)ti.
Considerando noi Alvise Pisani, per la misericordia d'Iddio della | Santa Romana Chiesa | cardinale di Padova, volgarmente così nominato, | figliolo del quondam clarissimo messer Zuanne el procurator di San Marco, il fragili | stato della presente vita et ritrovandosi per la grazia d'Iddio sani dello | intelletto et mente, benché alquanto gravato del corpo stando nel letto, | habbiamo deliberato di prevenire l'ultimi giorni nostri con la presente | nostra dispositione testamentaria; et imperhò habbiamo fatto ve|nir da noi De Maffei no[d]aro Veneto, in casa della habitazione nostra | in contrada Santa Maria Zuibenico, quale habbiamo rogado | che scriver debbi il presente nostro testamento et ultima disposizione | et quello occorrendo la morte nostra vogli aprire, pubblicare et compire | con le solite clausule, iuxta li ordini della cità di Venezia. Rico|mandiamo primieramente il spirito nostro allo altissimo nostro Crea|tore et alla gloriosa madre sua vergine Maria et tutta sua | corte celestiale. Lasciamo nostri commissarii et executori di questo | nostro testamento li nostri clarissimi cognati che sonno li magnifici messer Nicolò | Malipiero, messer Vincenzo [More]sini, messer Vincenzo da Molin, messer Hie|ronymo et Stefano Querini fratelli e messer Alvise Zustignan fu del | magnifico messer Bernardo, quali preghiamo voglino exequir quanto per | questo nostro testamento ordiniamo. Si atroviamo debitori del | nostro maestro di casa de ducati seicento vel circa per conto di spese | di casa, come per li conti appare tenuti per el nostro don Benedetto. | Imperhò ordiniamo che immediate lui sii sodisfatto. Vogliamo che immedi|ate siano pagati tutti li nostri familiari et servitori di quanto | resterano creditori. Dicemo subito publicato el nostro testamento.
Item vogliamo siano dati ad Andrea Calandro nostro familiare | ducati cento per una volta tanto; a Rugiero e Roberto nostri camerieri | lasciamo ducati cinquanta per cadauno. Et perché pel testamento | di messer Andrea fu nostro fratello fu lasciato un legato de ducati 200 in | 300 per dispensare per lo amor d'Iddio, il che per noi non è stato exequito | sino ad hora, imperhò ordiniamo che sii immediate exequito detto | legato et sii dispensato a poveri di Iesù Christo esso legato et altrotanto | de nostri denari.
Item ordiniamo siino dati alli frati della Madonna | delle Grazie di Venetia ducati trenta et una veste per ornamento | [della imma]gine [della Vergine] et in essa chiesa et alla chiesa di San | F[antin] altri ducati trenta simile et una veste per la Madonna di | raso giallo et bianco.
Item alla chiesa della Madonna di Loreto la|sciamo altri ducati 100 et una veste simile per la Vergine.
Item | ordiniamo che siano pagati mille et trenta ducati che noi siamo de|bitori al magnifico messer Hieronymo Quirini nostro cugnato come per nostro | scritto appar di mano nostra propria. Vogliamo che li livelli per noi | fatti con diversi et de li quali li magnifici nostri c[o]gnati Malipiero et Qui|rini sonno piezi(a), siino francati et liberati da ogni obligo per | loro fatto ad instanzia nostra.
Item ordiniamo sii sodisfatto monsignor | vescovo di Concordia di quanto va nostro creditore come è onesto | et parimente el debito de ducati circa tresento habbiamo con l'illustrissimo cardinal Cornaro.
Item dechiaramo che tutti quelli beni ci lasciò il quondam | nostro fratello messer Andrea vadino in madonna Beneta sua figlio|la et nostra neza, excetto perhò le entrade di questo anno, quale | siino de nostri heredi, se così sii honesto. Alla nostra famiglia | dalli nominati in poi lasciamo ducati dusento da essere tra di loro | divisi in segno di benivolenza. A Iomo ordiniamo siino dati | ducati tresento quali pervenghino in m[ano] di monsignor Dominico | Borino et per lui siino investiti a nome di esso Iomo;et di quelli | non possi lui Iomo desporre sino che non sii pervenuto alla età de | anni .XXV. Lasciamo a Giovan Ioseph ch'era hebreo oltre quello | lui è nostro creditore altri ducati diece. El residuo veramente | de tutti altri nostri beni mobili et stabili, presenti et futuri, caduchi, | inordinati et pro non scritti et d'ogni raggione et atione che a | noi aspeta al presente et per lo avenire ci potesse aspetare lascia|mo a quel figliolo che nascerà di madonna Eleonora Polani che | hora si atrova gravida di noi, se il putto serà mascolo, detra|tone perhò ducati dodicimille per dote di Cicilia nostra figliola et | de detta madonna Eleonora ducati tremille e cinquecento, quali la|sciamo gratuitamente ad essa madonna Eleonora. Et quando | che detta madonna Eleonora venisse a partorire figliola femi|na, vogliamo che questa che nascerà habbi per sua dote altri simili | ducati dodicimille. Dichiaramo che nelli ducati 3500 lasciati | a detta madonna Eleonora vi si comprehendino le perle et le gioie | che li habbiamo comperato et che lei si atrova apresso di sé: et son|no un fil de perle, un [ca]den[on d']oro [et una] franzeta zoielada | da testa. Il resto de mobili di casa et altri [suo]i ornamenti restino suoi | liberi. Et vogliamo che Roberto sii quello che habbi cura di Cicilia, sino | che li sii provisto di ponerla in loco habile et governo et(a) maxime | doppo che sua madre serà maridata. Et lasciamo ad esso Roberto | ducati vinti de più al'anno per tal governo. Et il residuo nostro predetto, | dedutone le due dote, legati et debiti prediti sii diviso tra le nostre | carissime sorelle egualmente. Vogliamo perhò che mentre viverà lo | illustrissimo et reverendissimo cardinale nostro padre et zio debi sua signoria illustrissima et | reverendissima godere liberamente il castello di Formello per sua illustrissima signoria compe|rato et a noi donato, ma doppo la sua morte sii exeguito quanto | di sopra habbiamo ordinato. Per lo amore <che> portiamo al magnifico messer Aloyse | Giustiniano nostro commissario li lasciamo li fornimenti di corame d'oro | novamente comprati per noi et che sonno nelle due nostre camere. Noi si | habbiamo sempre rimessi alla conscientia del magnifico messer Vincenzo Morosini | nostro cognato, quanto al suo debito ha con noi, come appare per scritto di | sua propria mano, perhò lo preghiamo ad essere contento a sodisfarlo | con quel amore che si conviene fra noi. Et dimandati dal nodaro | se vogliamo ordinare altro maxime in lasciar alli loci pii della | cità iuxta il consueto habbiamo detto che li ducati 300 che di sopra | ordiniamo che siino dispensadi a poveri di Iesù Christo, siino dati alli hospi|tali d'Incurabili, San Zuane Polo et Cathecumeni equalmente et im|mediate; et di più siano dispensadi altri ducati cinquanta, oltre il | legato lasciato per il detto quondam nostro fratello, a poveri come di sopra. | Quanto veramente alla nostra sepoltura et funerale vogliamo che | il nostro corpo sii sepolto nella chiesa de Santa Maria delle Grazie in una | delle due capelle presso lo altar grande o nel piano, o in alto et come parerà a nostri commissarii. Ordiniamo che'l nostro maestro di casa sii sodis|fatto intieramente della sua mercede con noi convenuta che fu de | scudi cinque d'oro al mese et <è> creditore di tutto il tempo ci ha servito. | Et lasciamo al nodaro ducati venti. Vogliamo che il magnifico messer Aloyse | Giustiniano habbi apresso di sé tutta la nostra supeletile et tenghi le | chiave delli nostri scrigni et scriture. Et lasciamo a Zuane nostro | sotocamerieri ducati trenta et altri ducati venti ad Antonio Ma|ria guardaroba; il qual guardaroba et credenziero render debin | in minutissimo conto al detto magnifico messer Aloyse Giustiniano. Lasciamo a messer | Hieronymo Grosso ducati cinquanta et siino veduti li suoi conti | et sii saldato. Et il nostro don Benedetto debbi saldar li suoi | conti et far quello che è il debito suo ma non vogliamo che si | usi rigore in veder tal conti. Preterea etc. Si quis etc. Signum etc.
+ Io Gio(vanni) Franc(esco) Agatone segretario del illustrissimo signor duca di Urbino in | Vinezia fui testimonio pregato et giurato.
+ Io Gio(vanni) Tornimbene fu’ de messer Bernaba fui | testimonio pregato et giurato.
(a) Lettura dubbia.