10 Dicembre, 2019
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DOLFIN, Giovanni - Testamento II

1613 dicembre 29, Roma

Giovanni Dolfin di Santa Romana Chiesa cardinale di Vicenza, sano di mente e di corpo, memore del passo evangelico «Estote parati quia hora non putatis, <Filius hominis venit>» (Luca 12, 20), stabilisce di fare testamento, annullando tutti i precedenti. Stabilisce che alla sua morte, nel caso si trovi in Roma, il suo corpo dovrà essere seppellito nella chiesa di San Marco, con l’obbligo di trasferirne successivamente le spoglie in Venezia nella chiesa di San Michele di Murano officiata dai monaci Camaldolesi: a tale scopo il suo erede dovrà adoperarsi quanto prima a far costruire fra le due colonne di quest’ultima chiesa un deposito simile ai due per la famiglia Contarini nella chiesa della Madonna dell’Orto sita nella città di Venezia; per il funerale in Roma vuole che si spenda la stessa cifra occorsa per le esequie del cardinale di Verona; nel caso in cui ciò avvenga fuori Roma, il «beneplacito» delle spese sarà a carico dell’erede, che in ogni caso dovrà provvedere alla manifattura dei vestiti a lutto per tutta la famiglia; lascia alla chiesa di San Marco sopra nominata i «rasi» gialli e «cremisini», una pianeta, un pallio di raso «cremisino» con oro e un piviale di tabi bianco, chiedendo ai canonici e ai sacerdoti della stessa di pregare pro anima sua; alla chiesa di San Michele di Murano una pianeta e un pallio di velluto nero con oro che dovranno usare – nel caso – il giorno del suo funerale, nonché mille ducati veneziani una tantum che dovranno essere investiti a scelta dall’erede e dai monaci e con il cui ricavato questi ultimi saranno obbligati a celebrare una messa al giorno pro anima nell’altare privilegiato dei defunti e una messa cantata il giorno dell’anniversario; dispone inoltre lasciti in denaro una tantum per le Convertite di Roma, quelle di Venezia e Vicenza, per l’ospedale dei Santi Giovanni e Paolo di Venezia; lascia alla cattedrale di Vicenza i paramenti sacri che restano nella sua cappella e tutti gli argenti, vale a dire quattro candelieri, una croce una piccola tazza con due ampolle, con la clausola che in caso di necessità se ne possa avvalere il fratello vescovo, chiedendo ai canonici e ai mansionari di quella chiesa di pregare per la sua anima; lascia venti ducati l’anno vita natural durante alla cognata Paolina madre di Niccolò, a Betta moglie di quest’ultimo e a Caterina moglie del nipote Giovanni Dolfin; a Dionisio suo fratello carnale, vescovo di Vicenza, un piccolo forziere contenente i seguenti argenti: due bauli, una «sottocoppa», dieci piatti «quadri» – oggetti questi tutti dorati – una saliera, due «ovaioli», due tegami, quattro coppe dorate per bere, un vaso per lo zucchero; all’altro fratello Daniele Dolfin trecento scudi l’anno di moneta veneziana vita natural durante, con l’obbligo che alla sua morte tornino al suo erede legittimo nominato; al nipote abate Giuseppe Dolfin, figlio del defunto fratello Andrea un bacile, un boccale e due sottocoppe d’argento; al nipote Giovanni, altro figlio del suddetto Andrea, il bacile e il boccale che gli ha già prestato per il reggimento di Cividale nonché trecento ducati l’anno che alla sua morte passeranno ai figli se esistenti e nati da legittimo matrimonio, in caso contrario tali scudi torneranno al suo erede universale; alle sorelle monache lascia ciascuna sei ducati di moneta veneziana; provvede inoltre ad una serie di lasciti e legati in favore del personale non prima di aver stabilito che tutti gli altri suoi beni mobili e immobili posti in qualsiasi luogo saranno appannaggio del suo erede universale, il già nominato Niccolò Dolfin, figlio del fratello Pietro, e in caso di sua morte, ai figli legittimi; se dovesse morire senza figli legittimi, dispone che il solo possedimento del Polesine passi al nipote Giovanni, figlio del fratello Andrea, e ai suoi legittimi figli nel caso ne avrà; nomina esecutori testamentari «l’illustrissimi signori cardinali miei padroni» e lo stesso nipote Niccolò.


Originale [A], Archivio di Stato di Roma, Trenta notai Capitolini, ufficio 10°, not. Paolo Bianchi (1613 dicembre 29), cc. 281r-283v; 288r-v.

È autografa la sottoscrizione del cardinale.

La data del documento computata secondo lo stile veneto «[…] Roma questo dì ventinove dicembre 1612, more Veneto» è stata aumentata di una unità.

Trascrizione parziale: I. Lavin, Five New Youthful Sculptures by Gianlorenzo Bernini and a Revised Chronology of His Early Works, in “The Art Bulletin”, 50 (1968), fasc. 3, pp. 238-239, nota 106.
Trascrizione integrale: F. Spina, Il cardinal Giovanni Dolfin (1545-1622) tra Venezia e Roma. Un'indagine documentaria, tesi di laurea, Sapienza Università di Roma, aa. 2010-2011, pp. 38-43.


testo originale []

c. 281r In nome della santissima et indivisa Trinità, Padre, Figliolo et Spirito Santo. | Io Giovanni Delfino della Santa Romana Chiesa cardinale di Vicenza, così | chiamato, sano per la Iddio gratia del corpo del senso et intelletto, sapendo | esser mortale, raccordandomi delle parole del Signore: «Estote parati | quia nescitis neque diem neque horam», prima ch'io paghi questo debito | di natura, volendo disponere delli miei beni che nostro signore Dio per | sua misericordia mi ha concesso, ho determinato fare, sì come faccio | di mia spontanea volontà in ogni miglior modo, ch'io so et posso questo | mio ultimo nuncupativo testamento, che di raggione civile si dice | senza scritti nel modo et forma, ch'io dirò qui di sotto.
In prima cominciando dall'anima, come più nobile del corpo, quella | raccomando a Dio suo creatore, alla gloriosissima vergine Maria, | a san Giovanni Battista mio protettore et a tutti li santi et sante del cielo hu|milmente et devotamente et quando averà l'hora della mia morte | se ciò averà in Roma, voglio che il mio corpo sia posto in deposito nella | chiesa di San Marco di Roma; et poi in ogni caso voglio che si trasporti | a Venezia et si sepelischi nella chiesa di San Michele di Murano delli | monaci dell'ordine Camaldulense, nella quale voglio che l'infra|scritto mio herede sia tenuto et debbia far fare quanto prima un de|posito tra le doi colonne di detta chiesa, nell'istessa forma, che sono | li doi depositi delli signori Contarini nella chiesa della Madonna dell'|Horto in Venezia; et nel mio funerale qui in Roma voglio che si faccia | quell'istessa spesa per apunto che fu fatta nel funerale della bona memoria del | signor cardinale di Verona; et se occorrerà ch'io mori fuora di Roma | voglio che la spesa del mio funerale resti a beneplacito del mio herede | c. 281 v et in ogni caso a questa chiesa di San Marco qui in Roma lascio tutti li rasi cre|misini et gialli comprati aposta per il guarnimento di essa et di più una pia|neta et un palio di raso cremisino con oro et un piviale di tabì bianco che | al presente si trova in sagrestia, pregando li canonici curato et sagrestano con l'altri | sacerdoti di detta chiesa di raccordarsi dell'anima mia nelli loro sacrifitii.
Alla chiesa di San Michele di Murano in Venezia lascio ducati mille di moneta ve|netiana per una volta sola, quali voglio che si investischino sicuri ad eletione | del mio herede et delli monaci di detta chiesa: con peso che delli frutti che si cave|ranno di detti ducati mille, detti monachi siano obbligati et con effetto debbiano | celebrare una messa al giorno in perpetuo per salute dell’anima mia nell’altare | privilegiato per defunti in detta chiesa di San Michele di Murano et ogni | anno in perpetuo nel giorno della mia morte fare un funerale et cantare | una messa solenne per l'anima mia; alla quale chiesa anco lascio una | pianeta et un palio di veluto nero con oro, perché se ne vaglino nel | detto funerale restando, loro in obligo delle cere necessarie.
Ancora lascio alle Convertite di quest'alma cità di Roma scudi cinquanta di moneta per una volta sola.
Di più lascio alle Convertite di Venetia scudi cinquanta di moneta per una volta sola.
Inoltre lascio alle Convertite di Vicenza scudi cinquanta di moneta per una volta sola.
Lascio ancora all'hospitale di San Giovanni et Paulo in Venetia scudi cinquanta di | moneta per una volta sola.
Lascio di più alla sacrestia della chiesa cathedrale di Vicenza tutti li pa|ramenti che restano della mia capella et tutti li argenti di essa, ciovè | quattro candellieri, una croce et una piccola tazzetta con doi im|polette; con dichiaratione che monsignor reverendissimo vescovo mio fratello si possi | valere di essi in ogni suo bisogno, pregando li canonici et mansionari | di detta chiesa raccordarsi nelli loro sacrifitii dell'anima mia.
Alla clarissima signora Paulina Delfina mia cognata lascio ducati venti l'anno in | vita sua per segno dell'honor et della sodisfacione ch'ho avuto sempre | del buon governo del signor Nicolò suo figliolo.
Alla clarissima signora Betta moglie di detto signor Nicolò per l'amor ch'ella porta al | c. 282 r detto signor Nicolò et per il merito delle sue honorate conditioni la|scio parimente per raggione di legato ducati venti l'anno in vita | sua, essendo certo che tutte due si contenteranno pregare et far pre|gare Dio per l'anima mia.
Alla signora Catherina moglie del signor Giovanne Delfino mio nipote lascio | ancora altri ducati venti che li siano dati ogni anno mentre ella | viverà.
Al monsignor Dionisio Delfino vescovo di Vicenza mio fratello carnale lascio, | per segno d'amore, un forcieretto piccolo con l'infrascritti argenti | ciovè doi bauli indorati, una sottocoppa indorata, diece piatti quadri | indorati, una saliera, doi ovaioli, doi intiami, quattro coppe | indorate da bevere una dentro all'altra et un vaso da zuccharo | perché se ne possa valere ne viaggi et in tutto ciò che li piacerà.
In oltre per raggione di legato lascio al signor Daniele Delfino altro mio fratello | ducati trecento di moneta venetiana l'anno mentre lui viverà et segui|ta la sua morte voglio retornino al mio herede infrascritto.
Et poi lascio al signor abbate Ioseppe Delphino figliolo della bona memoria del signor | Andrea altro mio fratello, per raggione di legato, un bacile, un boccale et | doi sottocoppe d'argento quali voglio se li possi cappare nel corpo de | miei argenti.
Ancora al signor Giovanne Delfino altro mio nepote figliolo del detto quondam signor | Andrea mio fratello, per raggione di legato, lascio ducati trecento l'anno | mentre lui viverà et in evento che havesse figlioli di legitimo ma|trimonio da lui procreati, voglio che passino a suoi figlioli le|gitimi, come di sopra; ma se detto signor Giovanne morisse sen|za figlioli legitimi, voglio che li detti annui ducati trecento | ritornino all'infrascritto mio herede universale; lascio ancora | di più al medemo signor Giovanne mio nepote il bacile et il boccale | che li ho prestato per il regimento di Cividal.
Lascio ancora, per raggione di legato, alle signore mie sorelle monache | c. 282 v ducati sei di moneta veneziana l'anno per ciascheduna mentre | loro viveranno solamente et alle altre mie sorelle vedove, non ha|vendo loro bisogno d'alcuna dimostratione del mio amore, non | lascio altro, ma bene le prego tutte raccordarsi nelle loro orationi | dell'anima mia, come mi raccorderò io, et in vita, et doppo morte di loro et della loro posterità.
Di più per raggione di legato lascio all'abbate Iacomo Benedetti scudi | cento di moneta da pagarseli una volta sola dall'infrascritto mio | erede, caso che si ritrovi detto abbate al mio servitio al tempo | della mia morte.
Inoltre lascio per raggione di legato all'auditore, al signor Horatio | Benedetti, al Carduccio, al maestro di casa, al scalco, al secretario, | al Negri et al Fiorentino scudi cinquanta <di> moneta per uno, per | una volta sola, da pagarseli per l'infrascritto mio erede et a | monsignor Luca Goroni lascio scudi trenta per una volta sola, caso che | si ritrovino al mio servitio al tempo della mia morte, altra|mente in tal caso, voglio che il sudetto legato vadi a chi in loco loro | a quel tempo si ritroverà al mio servitio.
Per raggioni di legato ancora lascio al mio guardarobba che si tro|verà al mio servitio al tempo della mia morte scudi venti di | moneta da pagarseli per l'infrascritto mio herede per una volta sola.
Alli miei palafrenieri, al despensiero et scoppatori che si tro|varanno al mio servitio al tempo della mia morte, per raggion[e] | di legato, lascio scudi diece per uno da pagarseli per una vol[ta] | sola dal mio erede et di più li lascio tutte le livree che have|ranno.
Ancora lascio a Claudio mio cocchiero scudi venti <di> moneta, per un[a] | volta sola, da pagarseli dal mio erede, caso che si ritrovi a[l] | c. 283 r tempo della mia morte al mio servitio; se non, voglio che | il sudetto legato vadi a chi in luoco suo si troverà al mio servi|tio.
All'altri doi miei cocchieri et al fante di stalla lascio scudi | dieci per uno per una volta sola, ritrovandose al tempo della | mia morte al mio servitio et in evento che non si trovassero | al mio servitio, voglio che il detto legato vadi a chi in loco loro | si trovarà al mio servitio.
Al mio cuoco principale lascio scudi venti di moneta et all'altri | duoi cuochi lascio scudi dieci per uno per una volta sola, caso | che si ritrovino al mio servitio al tempo della mia morte; | se non, voglio che il detto legato vadi a chi in luoco loro si trov|erà al mio servitio.
Di più lascio che l'infrascritto mio erede sia tenuto et debbia | far li soliti vestiti di lutto a tutta la mia famiglia.
Ancora lascio, per raggione di legato, a tutti li miei capellani che | si trovaranno al mio servitio al tempo della mia morte | scudi quaranta per uno per una volta sola.
Lascio ancora, per raggione di legato, a don Antonio mio cao|datario oltre li scudi quaranta sudetti un calice et una pa|tena, ciovè quelli che erano adoperati da lui et di più una | pianeta a sua eletione di quelle che lui adoperava et un | messale.
Alli figlioli che furno del signor Benetto Delfino mio fratello, se ben | non ho causa di lasciar loro alcuna cosa del mio per im|portantissimi rispetti d'honore et di conscienza, essen|do stato io instrumento principale che a suo padre sia | c. 283 v consegnata una portione de beni, nel tempo delle divisioni | di noi fratelli di dupplicata rendita di quello che è toccato a | noi altri con notabil pregiuditio delle altre case, oltre quello | che li maggiori di loro hanno operato malamente et con publicar | che hanno d'haver buona somma de denari da me et con altre | operazioni cattive; tuttavia perché non si crede che io possi | morir con odio verso di loro, le lascio a quei cinque che sono | al mondo ducati cinquanta per uno per una volta tanto | et di più comando al mio herede che quanto prima faccia | riveder quel conto per il quale essi pretendevano esser | creditori da me de ducati trecento; che se bene io ero sicuro | di non haver a dar loro alcuna cosa, quando lo sepi da monsignor | vescovo di Vicenza, senza saper né veder altro conto | li feci contar dal medemo monsignor vescovo ducati doicento | et doppo venuto io a Venetia cardinale ho fatto ogni cosa | possibile, et con loro et con parenti, perché si rivedi il | detto conto, offerendomi di rimettermi in chi volessero, né | mai hanno voluto assentir d'alcuna cosa lasciandosi in|tender particolarmente il signor Nicolò che cento ducati più | o manco alla sua casa importa poco et che haverà più caro | doppo la mia morte travagliar li miei heredi, che haver all|hora questa poca somma di denari. Però replico che si | ritorni a veder il detto conto et se havessero d'havere | alcuna cosa da vantaggio tutto sia pagato loro senza al|cuna minima dilazione, affermando io, in mia conscienza, | non solo di esser loro debitore d'alcuna cosa, | ma di poter dir con gran verità, che ho fatto in servitio di | c. 288 r suo padre et doppo la sua morte in servitio di essi diver|se cose di momento con notabil interesse del mio danaro, | onde si può ben credere che se ho prestato et al padre et | ai figlioli et donati ancora molti danari del mio, mol|to più facilmente le haverei sborsato quello che fosse stato | suo se lo havessi havuto.
In tutti l'altri miei beni stabili, mobili et semoventi, ori, ar|genti, gioie, raggioni, et ationi quali si siano presenti et | futuri in qualsivoglia luoco et stato posti et esistenti | mio universale herede faccio, instituisco, nomino et vo|glio che sia il signor Nicolò Delfino mio nepote figliolo della | buona memoria del signor Pietro Delfino mio fratello; | al quale li sostituisco in miei heredi li suoi figlioli le|gitimi da lui generati et che genererà et che in evento | che morisse senza figlioli legitimi, come di sopra, in | tal caso voglio che la possessione mia sola del Polesine | passi nel signor Giovanne Delfino, altro mio nepote figliolo del | quondam signor Andrea mio fratello, se sarà vivo, se non ne’ suoi figlioli legiti|mi et naturali se ne haverà. Esecutori del presente mio testa|mento, tanto qui in Roma quanto in ogni altro luoco, lascio l'|illustrissimi signori cardinali miei padroni dal detto mio herede benissimo cogno|sciuti et l'istesso mio erede, pregando detti illustrissimi signori cardinali per l'|amor che mi hanno demostrato sempre volere protegere il sudetto | mio herede, pregando anco monsignor Dionisio Delfino et il signor Da|niele Delfino miei fratelli et li signori abbate Ioseppe et Giovanne Delfino | c. 288 v miei nepoti voglino nell'esecutione del mio testamento, così qui | in Roma come in Venetia et in ogni altro luogo, aiutare in quello | che potranno il detto signor Niccolò mio herede. Et questo voglio che sia l'|ultimo mio testamento et ultima mia voluntà, la quale voglio | che vaglia per raggione di testamento nuncupativo che di rag|gione civile si dice senza scritti, benché serà sigillato et chiuso, | perché ciò faccio acciò mentre io vivo la mia mente non sia | palese; et si per detta raggione non valesse, voglio che vaglia per | raggione di codicili et per raggione di donatione per causa | di morte et in ogni altro miglior modo che di raggione potesse | valere per ultima voluntà et dispositione; cassando et annul|lando ogni altri mio testamento, codicilli, donatione per causa | di morte et ogni altra mia ultima volontà, ch'io sino al pre|sente giorno in qualsivoglia modo havessi fatto, tanto in Roma | quanto in Venezia et in qualsivoglia altro luogo, sotto rogito | di qualsivoglia notaro con qualsivoglia parole, ancorché di | esse qui fosse bisogno farne particulare et espressa mentione, | volendo io qui haverle per espresse et ancorché fossero fatti a pie cause(a), | alli quali tutti voglio che il presente mio testamento pre|vaglia non tanto in questo modo et forma, ma ancora in ogni | altro miglior modo et forma et in fede del vero ho fatto scri|ver questo mio ultimo testamento da persona a me fida quale | io ho sottoscritto di mia propria mano in Roma questo dì ventinove dicembre 1612, more Veneto(b).
Aprobo io Gio(vanni) Dolfino cardinal di Vicenza.
Io Gio<vanni> Dolfin cardinal di Vicenza testo et affermo | come di sopra di mano propria.


(a) volendo io – pie cause dopo la data (1612) con segno di richiamo. (b) more Veneto in basso a destra prima della sottoscrizione del cardinale con segno richiamo.