10 Dicembre, 2019
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CORNER, Federico (senior) - Testamento

1590 agosto 18, Lucca

Federico Corner, cardinale prete del titolo di Santo Stefano al Monte Celio, amministratore perpetuo della Diocesi di Padova, ottenuta da Sisto v la relativa licenza, vessato dai dolori ma sano di mente, memore altresì del passo biblico: «Vides filii quia senuerim et ignorem diem mortis meae» (Genesi 27, 2), stabilisce di fare testamento. Nomina commissari esecutori Niccolò Sfondrati cardinale di Cremona, il cardinale nipote Francesco Morosini, ai quali lascia rispettivamente lo zaffiro donatogli dal cardinale di Santa Prassede e il crocifisso dorato con base in argento, ed insieme i suoi quattro nipoti monsignor Francesco, vescovo di Treviso, monsignor coadiutore in Padova, Giovanni e Gregorio Corner tutti figli del suo defunto fratello Marcantonio, questi ultimi nominati suoi eredi universali; stabilisce di essere sepolto nella cattedrale di Padova, del cui onere dovrà occuparsi il suddetto coadiutore, cui lascia quaranta ducati per la celebrazione annuale del suo anniversario secondo le modalità stabilite nello stesso testamento, i suoi paramenti pontificali, la croce e i candelieri di cristallo, stabilendo inoltre che tutti i beni di quella mensa vescovile da lui recuperati e migliorati con i propri denari, e di cui ora dispone il nipote Giovanni, tornino a favore delle mensa suddetta; stabilisce poi che al più tardi ad un anno dalla sua morte gli eredi distribuiscano pro anima sua duemilacento ducati a diversi luoghi pii di Padova e Venezia, singolarmente nominati; all’ospedale della Misericordia di Lucca lascia venticinque ducati, alla chiesa cattedrale di Bergamo il crocifisso grande d’argento, acquistato dagli eredi del defunto cardinale Savelli, al nipote monsignor Marino Zorzi, cui ha già concesso un’abbazia con un cespite ammontante a milleseicento ducati, un «baccino» e un boccale d’argento, alla cognata Cecilia il crocifisso d’avorio col piede in noce; dispone, fra l’altro, lasciti e legati in favore di sorelle, nipoti e cognate, stabilendo in particolare che i suoi servitori dopo la sepoltura siano spesati per quaranta giorni; ordina poi la vendita entro un anno dei suoi mobili ed animali, con l’obbligo di investirne il ricavato in beni stabili e possedimenti siti in Padova o in Villa, la cui rendita gli eredi divideranno in parti uguali; sperando infine che tutti si accontentino del «poco residuo che io lascio loro», ricorda di aver speso molto per l’acquisto della commenda di Treviso e per mantenere alto «il grado mio et lo splendor della casa».


Copia [B], Venezia, Palazzo Mocenigo, Archivio Corner, Libro 24, fasc. 65 (non cartulato).

Si segnala l’alternanza «Padua»/«Padoa»/«Padova» e «ducati»/«docati».


testo originale []

In Dei nomine, amen. Illustrissimus et reverendissimus pater et dominus dominus Federicus Cornelius, tituli Sancti Stephani in Monte Celio Sancte Romane Ecclesie presbiter cardinalis, episcopatus Patavini perpetuus administrator, sanus Dei gratia mente et intellectu et corpore incolumis, licet nonnulis interdum vetice doloribus vexatus, animadvertens primorum parentum nostrorum culpa homines usque a Deo morti factos fuisse obnoxios, ut quamvis unusquisque sciat statutum esse omnibus semel mori, nemo tamen mortis sue tempus omnino scire possit ita ut predictus etiam ille Deo Isac filio suo dixerit: «Vides fili quia senuerim et ignorem diem mortis mee». Sicque vivens, hereditatem suam disposuit et penes Abraam et Dei ipsius imitatione qui per prophetam suum dixit, disposui testamentum electis meis necnon memoria, recolens illud sapientis preceptum quo monemur s(uprascrip)ta(a) in testamento suo et in illo colloquere illudque ipsum capiens implere non cuiusque instantia vel suggestione, sed certa ipsius libera et matura deliberatione dum mentem regit ratio et corpus sine febre suis melius fungitur muneribus, presens suum nuncupativum quod sine scriptis dicitur testamentum in vim facultatis sibi ut asserint per dominum dominum nostrum Sixtum papam quintum concesse ac alias omni meliori modo et a se ipso illustrissimo domino testatore, de verbo ad verbum vulgari lingua dictatum, fecit et condidit in hunc qui sequitur modum videlicet. |
Prima raccomando l’anima mia al signore Iddio et supplico humilissimamente sua divina maestà che non guardando alle mie colpe ma alla sua infinita misericordia voglia riceverla seco in paradiso quando gli parerà chiamarla fuori della prigione di questa misera carne.
2o. Il mio corpo in evento ch’io muoia fori di Padoa in qualunque luogo, voglio che a spesa di miei heredi, quanto più presto sarà possibile, sia condotto in Padova et ivi sepolto nella chiesa cathedrale in quel luogo et modo che piacerà a monsignor coadiutore mio clarissimo nipote, al quale lascio totalmente questo carigo et officio di charità, pregando quando vederà il luogo della mia sepoltura a ricordarsi dell’anima mia.
3o. Poi nel giorno che si metterà il mio corpo nella sepoltura voglio che dal sopradetto monsignor coadiutore siano distribuiti ai poveri vergognosi et altri mendicanti della città di Padova ducati cinquecento di moneta venetiana a lire sei soldi 4 l’uno, sì come dichiaro che si debbi intender in tutto questo mio testamento quando si farà mentione di ducati.
4o. Ancora ordino che alla sacrestia della sudetta chiesa cathedrale siano dati ogn’anno in perpetuo dalli | miei heredi ducati quaranta, acciò che ogn’anno in perpetuo nel giorno della mia morte si faccia uno anniversario per l’anima mia; nel quale giorno quando si farà l’officio voglio che sia preparato un tumulo in detta chiesa coperto di panno negro con l’arme della casa mia sopra di esso et vi si accendano due torcie di cera bianca, l’una da capo et l’altra da piedi, che siano di libre 8 l’una et due altre si diano alla dignità o canonico che in quella mattina celebrerà la messa; la quale messa voglio et ordino che sia celebrata dal arciprete et in caso di assenza o d’altro impedimento dell’arciprete sia celebrata dalla dignità che seguirà nel grado presente et non impedita et in caso di assenza o d’altro impedimento di tutte le dignità sia chiamato a questo officio il più antico canonico, servata sempre la prerogativa del grado; et quello che sopravanzerà delli detti ducati quaranta lascio che siano distribuiti fra il Capitolo et gl’altri partecipi delle distributioni quotidiane di detta chiesa, i quali personalmente interverranno all’officio, intendendo che gl’assenti ne restino esclusi ancora che per altro s’havessero per presenti.
5o. Lascio ancora alla mia chiesa di Padova soprascritta tutti li miei | paramenti pontificali et similmente la mia croce et candellieri di cristallo, se prima non haverò di essi o di parte di essi disposto altramente; nel qual caso dichiaro et voglio che per quella parte di che in mia vita havessi disposto altrimenti s’intenda sciemato il presente legato.
6o. Et perché mentre io son stato al mio vescovato di Padova ho ritruovato alcuni beni di quella mensa episcopale gravati o alienati dalli miei antecessori et ricuperatoli con li miei proprii danari et ho posto le ragioni de miglioramenti et di tutto questo credito in persona del signor Giovanni Cornaro, mio diletto nipote, voglio et ordino che doppo la mia morte il medesimo signor Giovanni, senza alcun ristoro, renuntii liberamente a dette ragioni in favor della Chiesa soprascritta, lasciandole insieme con detti beni per quanto sarà in lui liberi et franchi alla sudetta mensa.
7o. Item lascio et dispongo che in termine d’uno anno et anco più presto, se più presto si potrà, dalli miei heredi siano destribuiti per l’anima mia ducati duomiliacento alli infrascripti luoghi pii di Padova et di Venetia nel modo che segue cioè:
All’Illuminato docati cento 100.
Alli Capuccini ducati cento da esser spesi a loro voluntà.
All’orfanelli ducati cento 100.
All’orfanelle ducati cento 100.
Alli Theatini di San Simone et Giuda 100.
| Alle monache di San Bernardino ducati 100.
Alle monache di San Bartolomeo ducati 100.
Alle monache di San Prosdocimo ducati 50.
Alla casa del soccorso ducati 50.
Alle monache di San Biagio ducati 50.
Alle monache di Sant’Anna ducati 50.
Alle monache della Concettione di Pieve di Sacco ducati 150.
Alli poveri vergognosi della città da distribuirsi per la congregatione di 4 rioni ducati 200.
Alle monache di Zemola ch’io ridotto in Padua in Santa Sophia ducati cento.
Alle monache di Polverara similmente da me ridotte in Padoa(c) ducati 100.
Alli padri de San Francesco il Grande ducati 50.
Alla casa di Dio ducati cento.
Alli Padri delli Angeli per la fabrica ducati 50.
Alli padri delle Madalene del beato Pietro di Pisa ducati 50.
Alla(b) padri di Rua ducati cento 100.
Alle monache di Betlem ducati 50.
Alle monache di Marostica ducati 50.
Alle monache di Montagnana ducati 50.
Alle Convertite di Venetia ducati cento.
Alle zitelle di Venetia ducati 100.
8o. Item lascio et lego all’hospital della Misericordia di Lucca nella quale città faccio il presente mio testamento ducati vinticinque per una volta sola.
9o. | Voglio ancora et ordino che quanto starà in esser di quei ducati quattrocentosessanta annui che mi rendeno li padri della Charità di Venetia, si maritino ogn’anno nel giorno dell’Assontione della beata Vergine tante zitelle della città di Padova, quanto potrà importar il residuo di detta rendita che dalli detti padri doverà esser pagata alli miei nipoti; in testa de quali ho posto parte de essa rendita, volendo che di quella si assegnino ducati venticinque per dote a ciascuna zitella che si mariterà: con che sia di quelle qualità et conditioni ch’io stesso in mia vita ho voluto che concorrano in quelle ch’io era solito di maritare nel giorno dell’Annunciatione, secondo che appare dalle note che sonno nel mio libretto stampato; aggiungendo che della medesima rendita voglio che si cavi ogn’anno quella parte d’elemosina che ad arbitrio di miei heredi bastarà a fare celebrare ogn’ano una messa cantata, la quale voglio che sia celebrata la mattina seguente doppo il giorno della Assontione per l’anima mia; et si madonna Cecilia mia cugnata sarà viva, desidero che ella habbia questo carico di maritare le dette zitelle et mancando essa l’habbino i miei heredi, li quali prego et gravo ad esseguire alli tempi determinati questa mia voluntà diligentemente.
.X. Lascio ancora alla chiesa cathedrale di Bergamo in segno dell’amore che sempre li ho portato il mio crocifixo grande | d’argento che comprai dalli heredi del signor cardinale Savello bone memorie.
.XI. | Item lascio a madonna Cornelia mia sorella in segno d'amore et in memoria mia ducati ducento per una volta sola.
12. Lascio parimente a madonna Paulina mia sorella in segno d'amore et in memoria mia altri ducati ducento per una volta sola.
13. Similmente lascio nel medesmo modo a madonna Cecilia mia cugnata sopradetta altri ducati ducento per una volta sola et di più il mio crocifisso di avorio col pié di noce.
14. A monsignor Marino Zorzi mio nipote, al quale ho dato un'abbatia di 1600 ducati d'intrata et fatti altri beneficii, lascio in segno d'amore et in memoria della fedel servitù sua et obedienza verso di me un baccino et un boccale d'argento di miei a sua elettione, benché io spero che anco prima che io parta di questo mondo potrò giovarli in cosa di maggior importanza.
15. A Cecilia mia nipote figlia del signor Giovanni lascio ducati doemilia per una volta sola li quali voglio che siano computati nella sua dote.
16. A suor Benedetta mia nipote monacha in San Lorenzo di Venetia lascio et voglio che siano dati ogn'anno in vita sua ducati dieci et la prego a ricordarsi spesso dell'anima mia nelle suoi orationi.
17. | A quei miei servitori ai quali haverò fatto mercede in vita mia et dato quella recognitione che mi sarà parsa ragionevole o nella translatione et distributione di ottocento d’oro in oro di pensione annua sopra li frutti della chiesa di Padova, per la facoltà datami dalla sta me di papa Gregorio XIII, la quale tengo presso di me et ho fatto registrare in Camera apostolica nel tempo di nostro signor papa Sixto quinto, o in qual si voglia altro modo non lascio altro che la mia benedittione et che siano vestiti di lutto a beneplacito di miei heredi et spesati per 40 giorni; gli altri poi, li quali spero saranno pochi, che non saranno stati da me riconosciuti nel tempo della mia vita raccomando a monsignor di Treviso et a monsignor coadiutore di Padova miei nepoti li quali voglio che siano tenuti a distribuire fin a mille ducati della heredità mia per una volta solo fra tutti questi miei servitori che prima non saranno stati da me riconosciuti, secondo la conscienza et arbitrio di essi miei nepoti li quali so che in giusta distributione haveranno risguardo al tempo et alla qualità della servitù et alla conditione di ciascuno servitore, volendo non di meno che questi ancora siano vestiti da lutto et spesati per 40 giorni. Gli altri poi li quali spero saranno pocchi che non saranno stati da me riconosciuti nel tempo della mia vita raccomando a monsignor di Treviso et a monsignor coadiutore di Padova miei nepoti li quali voglio che siano tenuti a distribuire fin a mille ducati della heredità mia per una volta solo fra tutti questi servitori che prima non saranno stati da me riconosciuti secondo la conscientia et arbitrio di essi miei nipoti, li quali so che in questa distributione haveranno rispetto al tempo et alla qualità della servitù et alla conditione di ciascuno servitore, volendo nondimeno che questi ancora siano vestiti da lutto et spesati per 40 giorni, come di sopra.
18. | Item voglio et ordino espressamente che gli miei mobili et animali non siano divisi né tutti né pur minima parte, ma doppo la mia morte quanto più presto sarà possibile siano venduti all'incanto o in altro modo licito et ragionevole come più piacerà alli miei heredi purché dentro al termine di uno anno al più lungo siano ridutti in danari; li quali danari ordino che siano investiti in tanti beni stabili et possessioni in Venetia o in Villa et che la rendita di detti stabili sia divisa fra detti heredi egualmente et che fin che si farà l'investitura tutti li danari sudetti, secondo che s'andaranno riscuotendo, siano depositati in mano del signor Giovanni mio nipote, volendo et ordinando expressamente che l'investitura di essi in beni stabili sia fatta al più tardo dentro al termine di doi anni dal giorno della mia morte. Et se passati li detti dui anni non fusse fatta tale investitura, voglio che tutta quella parte che non sarà stata investita vada ipso iure et ipso facto alle povere Convertite di Venetia le quali in questo caso et in questa parte sostituisco in ogni miglior modo.
19. In tutti li altri miei beni mobili stabili et semoventi presenti | et futuri di qualsivoglia sorte et in qualsivoglia luogo crediti, censi, monti, frutti non esatti officii, ragioni et attioni a me spettanti, ancora che fossero posti in altrui persona instituisco nomino, faccio et voglio che siano miei universali heredi i miei dilettissimi nipoti monsignor il vescovo di Treviso, monsignor il coadiutore di Padua, il signor Giovanni Cornaro et il signor Georgio Cornaro, tutti fratelli et figli del quondam signor Marc’Antonio Cornaro mio fratello di bona memoria, con dechiaratione, sì come ho detto di sopra, sia venduta tutta la mia robba et redutta in danari et li danari investiti et l'intrata che se ne trarrà sia divisa fra loro in parte eguali; et che ogn’uno di essi si goda la parte sua in sua vita, ma se in vita né in morte non possa disporre della proprietà la quale per le parte di coloro che moriranno, di mano in mano, voglio che ricada et ritorni al signor Giovanni et signor Georgio et doppo la morte di essi ai loro figli maschi legitimi et naturali nati di legitimo matrimonio, li quali figli poi ne restino liberi et assoluti patroni.
20. Commissarii et essecutori del presente mio testamento lascio et ordino he siano l’illustrissimo signor Nicolò Sfondrato cardinale di Cremona et l’illustrissimo signor Giovanni Francesco Morosino, cardinale mio nipote, et insieme tutti quattro li sopradetti miei nepoti heredi, con che gl’illustrissimi dui signori cardinali rappresentino la magior parte; sì che quando le signorie loro illustrissime saranno conformi di oppinione | in qualunque risolutione, se ben tutti quattro li miei nipoti fussero d'un'altra, prevaglia quella di loro signorie illustrissime le quali prego ad accettare questo carico per l'amore et confidenza che sempre è stata tra noi; et in segno et memoria della quale lascio al signor cardinale Sfondrato sopradetto il mio zafiro che mi donò il signor cardinale di Santa Praxede bona memoria, per lo quale diedi scuti cento d'oro di elemosina al hospitale di Milano; et lascio al signor cardinale Morosino il mio crucifixo dorato che ha il piede d'argento; pregando loro signorie illustrissime a non sdegnare questo poco in memoria et testimonio del molto che sempre ho desiderato di servirle et li mei heredi sopradetti a sodisfarsi di quel poco residuo che io lascio loro in segno dell'affettione che sempre gl'ho portata, come so che si sodisfaranno per non haverne essi bisogno per gratia del Signore, sì anco perché sanno le grave spese che ho fatte tanto nell'acquisto del patronato della commenda di Treviso infrascritta, quanto in sostentare honoratamente il grado mio et lo splendor della casa.
21. Et perché desideroso, in estremo, che fra tutti li miei heredi si conserva sempre buon amore et pace ordino dispongo et comando che, se nascesse mai fra loro o alcuni di loro qualsivoglia difficoltà o controversia sopra cosa appartenente o dependente dal presente mio testamento, debbano et ciascuno di essi debba starne alla semplice dichiaratione de sodetti doi | cardinali essecutori nella prudenza et amorevolezza de quali confido pienamente.
22. Et perché mi truovo debitore ancora di circa a 14mila ducati per resto della commenda di Napoli, se bene spero di pagarli prima ch’io muoia, pur se in tutto o in parte questo debito si trovasse in essere doppo la mia morte, faccio sapere al signor Giovanni Cornaro soprascritto et a Federico suo figlio, in persona et nome del quale ho posto la commenda di San Giovanni del Tempio di Treviso - la quale commenda unita alla gran Commenda di Cipro ho con l’opera et industria et spesa mia fatta et creata de iure patronatus de mia casa - che mi sarà sopra modo caro che questo debito si sodisfaccia delle rendite di detta comenda di Napoli o di Treviso, respettivamente et perché confido molto che l’uno et l’altro sia per farlo volentieri non spendo in ciò più parole, misurando l’animo loro dal mio.
23. A monsignor di Treviso, chierico di camera mio charissimo nipote, nel quale per seguitare la Corte restano appoggiate le speranze mie per quello che concerne la riputatione et dignità che la casa nostra per tanti anni ha tenuto in Roma, ricordo che se ben tutto ha da dependere principalmente dalla divina providenza et dalla benignità di nostro Signore, pur è ragione che anch’egli con li proprii meriti se ne renda degno, sì come spero dalla prudenza et bontà sua.
| 24. Monsignor coadiutore di Padova so che è persona devota che ama et teme Iddio et che nessuna cosa l'impedirà il buon servitio di sua divina Maestà, tuttavia li ricordo che, quanto sarà più diligente et accorto nel governo della Chiesa nostra di Padova et quanto si mostrerà più benigno et liberale verso i poveri et luoghi pii della città et diocesi di Padova, tanto maggiore consolatione darà all'anima mia, desiderando io in estremo che se io haverò forse mancato al debito mio per la lontananza et altri accidenti supplisse a esso al quale prego Iddio che conceda lunga vita et felice, acciò che possa meglio sodisfare et per me et per se stesso; et li raccomando la nostra famiglia, per la grandezza et splendore della quale tutti i nostri maggiori tanto ecclesiastici quanto secolari si sonno sempre affatigati.
25. Il medemo ricordo al signor Giovanni il quale hora è capo della detta famiglia et al signor Georgio, pregando et esortando l'uno a procurare sopra ogn'altra cosa che li suoi figli siano ben allevati et christianamente et nobilmente creati; et l'altro a seguitare le vestigie del signor Giovanni et de suoi nobili antecessori che siano in cielo; et l'uno et l'altro a porre ogni cura et studio in che essi et li successori nostri et loro riescano tali che siano cari a Dio et agl'huomini, sì che non solo possano conservare la casa nello stato nel quale per gratia di Dio si truova di presente, ma esaltarla con le virtù loro et | stabilirla per lungo tempo a servitio di Dio, honore della patria et beneficio di quelli che nascarannno doppo loro. Di me non dirò altro, se non che a tutti li sopranominati raccomando affettuosamente l’anima mia.
Et hanc dictus illustrissimus et reverendissimus dominus testator dixit et asseruit esse sua dispositionem et esse velle suum validum testamentum et suam ultimam voluntatem quam prevalere iussit omnibus aliis testamentis, codicillis et donationibus causa mortis et quibuscunque aliis ultimis voluntatibus per ipsum hactenus factis; et si iure testamenti non valuerit, valere voluit iure donationis causa mortis vel inter vivos seu cuiuscunque alterius ultime voluntatis aut alio quocunque meliori modo, iure seu titulo, quo magis et validius valere possit.
Cassans, irritans et annullans predictus illustrissimus dominus testator quodcunque aliud testamentum, codicillos, donationem causa mortis et aliam quamcunque ultimam voluntatem per ipsum illustrissimum dominum testatorem hactenus factas, in quocunque loco et manu cuiuscunque notarii, rogans me Thadeum notarium infrascriptum ut de predictis publicum conficerem instrumentum.
Acta fuerunt omnia suprascripta Lucae in palatio viridarii illustrissimi domini Bernardini de Beniusis, in quo ad presens illustrissimus dominus testator predictus moram trahit, quod viridarium positum est in parrochia Sancte Marie | Foris Porte iuxta vias publicas, ab omnibus fere partibus et alios suos fines coram et presentibus ibidem illustrissimo et reverendissimo domino domino Antonio Giannotti de Montagnana archiepiscopo Urbinate, multum reverendo domino Vallerio Cautio canonico Traiettense et multum magnifico et excellente viro domino domino Nicolao Tuccio nobili Lucense, testibus ad prescripta omnia per ipsum illustrissimum dominum testatorem vocatis, adhibitis atque rogatis sub anno a nativitate Domini millesimo quingentesimo nonagesimo, indictione tertia, die vero sabbati decimaoctava mensis augusti, pontificatus sanctissimi in Christo patris et domini nostri domini Sixti divina providentia pape quinti anno sexto.
Ego Thadeus quondam Vincenti Thadei de Georgiis, publicus imperiali auctoritate notarius, ac in matricula iudicum et notariorum civitatis Lucane matriculatus et civis Lucansensis quia premissis dum ut supra testarentur, una cum prenominatis testibus, interfui et de eis rogatus extitit et propria manu scripsi. Ideo in premissis fide et testimonium etiam me subscripsi et mei tabellionatus signum apposui. Locus + signi.


(a) Scioglimento dubbio (b) Così nel testo.