Nacque a Venezia, il 20 maggio 1470, da Bernardo ed Elena Marcello. Fu influenzato dal padre nella sua predilezione per l'arte classica, che lo portò a diventare un appassionato collezionista di quadri, di libri e di antichità. Da giovane soggiornò a Firenze e a Roma, dove il padre era ambasciatore della Serenissima. Nel 1492 si trasferì per due anni a Messina per studiare il greco presso la scuola di Costantino Lascaris (1434-1501). Durante quel periodo incontrò il messinese Cola Bruno (1480-1542), che gli fu fedelissimo amico e segretario per tutta la vita. Nell'autunno del 1494 risultava iscritto all'Università di Padova come studente di filosofia, ma la sua conclusione degli studi resta dubbia. Ritornato a Venezia, collaborò con Aldo Manuzio, che nel 1495 pubblicò la grammatica greca di Lascaris secondo l’esemplare portato da Messina dallo stesso Bembo e dall’amico Angelo Gabriele. Il suo esordio letterario avvenne un anno dopo con la pubblicazione del racconto in forma di dialogo De Aetna, per il quale fu realizzato un nuovo carattere tipografico dall'incisore Francesco Griffo. Bembo curò poi un'edizione delle opere trecentesche in volgare di Petrarca e di Dante, pubblicate da Manuzio nel 1501 nella nuova versione editoriale, l'encheiridion, un libro di piccolo formato contenente soltanto il testo senza commenti e stampato in caratteri corsivi. Nel 1505 pubblicò Gli Asolani, un componimento sull'amore in prosa e in rima scritto in volgare e dedicato a Lucrezia Borgia, con cui aveva avuto una relazione amorosa durante la sua permanenza a Ferrara (1502). Dopo ripetuti tentativi di ottenere un incarico nel governo della Repubblica di Venezia, decise di trasferirsi a Urbino, dove soggiornò tra 1506 e 1512. Alla corte di Urbino compose altre due opere in volgare che avranno largo successo (Stanze, Alma cortese). Nel 1508 ottenne il primo beneficio ecclesiastico da papa Giulio II, la commenda dell'ordine di San Giovanni a Bologna. Sperando in una carriera nella Curia pontificia, si trasferì a Roma dove papa Leone X lo nominò segretario ai brevi (1513). Dopo la morte del pontefice (1521), Bembo si stabilì a Padova, dove aveva ereditato alcune proprietà di famiglia. Cominciò quindi a formare la sua collezione di opere artistiche, letterarie e scientifiche. Dalla sua compagna Faustina Morosina della Torre ebbe tre figli, Lucilio, Torquato ed Elena. Nel 1525 pubblicò le Prose della volgar lingua. Nel 1529 ritornò a Venezia dove ricoprì l'incarico di storiografo della Repubblica e di bibliotecario della Marciana. Con la sua creazione a cardinale da parte di papa Paolo III, il 10 novembre 1539, rinunciò agli studi classici, per dedicarsi alla teologia e alla storia, dopo essere stato ordinato sacerdote. Fu eletto vescovo di Gubbio (1541-1544) e di Bergamo (1544-1547). Morì a Roma il 18 gennaio 1547 e fu sepolto nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva; un suo cenotafio fu eretto in sua memoria anche nella basilica di Sant'Antonio a Padova.
10 Dicembre, 2019